La professionalità si può dimostrare?
A volte ci prende l'ansia di dimostrare la nostra professionalità, e così cominciamo a elencare le nostre abilità, i successi, il portfolio. Ma qui le persone smettono di ascoltarci. Perché?
Sommario di oggi
Dimostrare la professionalità non basta
Mostrare professionalità
Appuntamento a venerdì 15 marzo
Dimostrare la professionalità non basta
Carissime e carissimi,
quanto siete interessati all'esibizione delle misure altrui e all'ostentazione dei loro muscoli?
Mostrare alle persone la propria competenza di per sé non è sbagliato, ma se lo facciamo in modi e tempi non inopportuni, si rischia di costringerle ad ascoltare ciò che al momento non interessa loro. L'auto celebrazione può ridurre la disposizione all’ascolto.
Affinché le persone ci seguano, è fondamentale che comprendano di potersi fidare di noi, ossia che noi abbiamo la giusta professionalità per loro. Tuttavia, qui sta il nocciolo della questione. Se richiediamo la loro fiducia e sosteniamo che la nostra competenza sia adeguata alle loro esigenze, affermiamo che il punto di vista dovrebbe essere, appunto, il loro. Eppure, spesso finiamo per imporre il nostro.
Dunque, sarebbe opportuno evitare di proclamare buone intenzioni solo a parole per poi tradurle in un auto incensamento. Serve una rivoluzione. Lo vedo bene nelle persone che seguo in formazione e consulenza: quando arrivano a ribaltare questo approccio di comunicazione, osservano subito un radicale cambiamento nello sguardo e nell'attenzione delle persone che hanno davanti.
Entrare in punta di piedi
I potenziali clienti possono irrigidirsi davanti a una nostra proposta quando troppo repentina. Ma questo può accadere anche con colleghi, colleghe, collaboratori e collaboratrici. Sta in noi allora entrare in punta di piedi nel loro mondo.
La prima cosa che possiamo fare è porre domande per cercare di comprendere con curiosità. Nella parola “curiosità” ritroviamo la parola cura. Prenderci cura del loro mondo significa volerlo conoscere per davvero e lasciar vedere - lasciare che si veda, semplicemente - che la nostra curiosità è declinata in una cornice di attenzione vera.
Naturalmente tutto questo non deve essere pura tecnica, perché dobbiamo comportarci con un atteggiamento sincero. Questo atteggiamento - o postura relazionale - ci permette almeno due risultati:
il primo è quello di poter essere ascoltati di più perché dimostriamo realmente che ci interessiamo a loro;
il secondo risultato ci alleggerisce anche della immane fatica di creare complessi e articolati discorsi argomentativi per convincere le persone. Quando le persone possono sentire nella nostra voce le loro stesse parole, hanno chiara percezione che il nostro ascolto è stato reale - non hanno nemmeno bisogno di pensarci. Sono allora i nostri stessi interlocutori a regalarci i contenuti - e persino le argomentazioni - a sostegno della nostra concreta proposta, purché li si ascolti davvero in una cornice etica.
Perché, in definitiva, c'è anche chi pretende di vendere i frigoriferi agli eschimesi, ma quando gli eschimesi tornano a casa da una parte si accorgono che non sanno dove infilare la spina, dall'altra scoprono che quello che il venditore chiamava frigorifero per loro - che vivono in ambienti sotto zero - sembra essere più uno scaldabagno.
Prima di dimostrare professionalità, serve ascolto
Sarà sufficiente allora ascoltare davvero le parole dei nostri interlocutori e fare domande reali dimostrando la propria ignoranza circa il loro caso.
Ma questa è la verità: fin quando non ce ne parlano, noi di fatto siamo ignoranti di come le persone che abbiamo davanti vivono le problematiche, gli ostacoli e le necessità che incontrano e per cui stanno parlando con noi. Qualcuno potrebbe dire che in realtà possiamo fare delle supposizioni. Ma certo, ecco il punto!
Dobbiamo sempre ricordarci che si tratta proprio di supposizioni - tecnicamente ipotesi - che debbono essere poste al vaglio dell'ascolto reale e dell'indagine concreta. Solo così potremo verificare le nostre supposizioni - ipotesi - e decidere che cosa realmente proporre da parte nostra.
Dovremmo dunque far sentire a chi ci ascolta che le nostre proposte sono reali, perché calate davvero nella loro realtà. In tal modo non abbiamo più bisogno di dimostrare nulla: abbiamo già (di)mostrato professionalità nello stare in reale ascolto.
Con questa postura relazionale, ci potremo concentrare di più su una proposta che sia realmente su misura, perché non dovremo fare altro che, semplicemente, utilizzare ciò che loro condividono con noi, a risparmio energetico. Ma dovremo davvero essere interessati a conoscere e a sapere sin dal primo momento con vera curiosità: la sincerità è di obbligo assoluto.
Un altro risultato che ci permette questo tipo di postura relazionale è anche di evitare di dover dimostrare la nostra professionalità. Su questo vi lascio al video qui sotto.
Un abbraccio.
Stefano
Mostrare la propria professionalità - video
Faccio anche questo
Venerdì questo, 15 marzo, sono a Milano per un laboratorio insieme all'analista filosofica Laura Campanello. Il tema esula dei consueti di cui vi parlo in questa newsletter. E il laboratorio mi permette di riproporre attività che nella mia professione facevo fino a qualche anno fa.
Io terrò la parte pratica, e Laura terrà la parte più teorica, insieme lavoreremo con le persone su un tema a lei caro: MEDITARE LA MORTE PER ABBRACCIARE LA VITA.
Parlare di morte nella nostra società sembra essere un tabù. Dai gesti di scaramanzia al rifiuto immediato, quante volte neghiamo questo momento reale e fondamentale nel ciclo di vita! La proposta di Laura Campanello ci permette di vivere con più profondità la nostra vita, dandole più senso per poterle dare più significato. Qui sotto vi lascio il testo della sua presentazione, so che è ancora possibile iscriversi.
Titolo: MEDITARE LA MORTE PER ABBRACCIARE LA VITA
Tema dell’incontro: forse abbiamo più paura di vivere che di morire, forse temiamo così tanto la morte da lasciare che ci paralizzi l’esistenza, lasciandoci spaventati e analfabeti davanti all’unica certezza della vita.
Abbiamo paura della sofferenza e dell’abbandono, siamo terrorizzati davanti a ciò che non possiamo controllare, vogliamo la felicità ma non sappiamo come raggiungerla. Rischiamo di avvelenarci la vita anche se è proprio essa che temiamo di perdere e vorremmo assaporare!
Possiamo allora prenderci cura della nostra paura, imparare ad avere a cuore la nostra fragilità, accettare la nostra vulnerabilità e farne il miglior strumento e alleato per vivere una vita piena, consapevole e degna di essere vissuta.
Proprio la meditazione della morte ci insegnerà la gioia del tempo presente, la meraviglia di ogni stupore, la vicinanza luminosa che si genera nella cura e ci fornirà la via d’accesso ad un risveglio spirituale.
Non sarò sola: All’evento sarà presente anche Stefano Todeschi con cui ho già collaborato per la conferenza fatta al TEDx di Bergamo “Ricordati di vivere – la meditazione della morte”.
Svolgimento del pomeriggio: come ormai mia abitudine proporremo una parte teorica e una esperienziale, attraverso pratiche proposte da entrambi, con tagli e modalità differenti e complementari: io offrirò esercizi legati alla parola, alla scrittura, alla mindfulness e ai simboli, Stefano farà sperimentare pratiche di espressione legate alla voce e al corpo.
Luogo: PHILO – Scuola superiore di Pratiche Filosofiche - a Milano in Via Piranesi n. 12.
Data: 15 marzo 2024.
Orario: dalle 14.30 alle 18.30, in presenza.
Costo: Il costo previsto è di 55 euro, con un’agevolazione a 45 euro per chi è già iscritto e sta frequentando i laboratori di Milano ed Olgiate Molgora.
Iscrizioni: tassativamente entro il 27 febbraio (ma è ancora possibile).
Ti chiedo di confermarmi la tua presenza all’indirizzo laboratori@lauracampanello.it inviando la ricevuta del pagamento con bonifico e la scheda allegata (se sei già iscritta/o ai miei laboratori la scheda anagrafica non è necessaria, basterà inviare la ricevuta del bonifico e il costo sarà di 45 euro). Ti confermeremo l’avvenuta ricezione .
Numero massimo di partecipanti ammessi: 30. In caso di sovrannumero darò la precedenza in base all’ordine di arrivo delle iscrizioni.
E se volete…
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Sono Stefano Todeschi, consulente e formatore specializzato in public speaking pratico. Aiuto manager e imprenditori appassionati a comunicare in pubblico con più sicurezza e autorevolezza. Ecco come possiamo lavorare insieme in consulenza privata.